Vita ed esperienze nei centri di servizi al tempo di infezione da Covid 19
Maria Mastella
San Bonifacio
Parlerò dell’esperienza che stiamo vivendo in nove centri di servizi della provincia di Verona appartenenti alla Fondazione O.A.S.I. che presiedo.
Il mio sarà quindi uno sguardo da amministratore che, tuttavia, non può prescindere dalla forma mentis acquisita attraverso la formazione e l’esperienza quasi quarantennale di medico di famiglia e geriatra.
Siamo in Veneto: i residenti nei nostri nove centri sono 570, la maggior parte non autosufficienti, il personale conta 650 unità tra cui alcuni (ausiliari e pochi operatori) soci di una cooperativa che collabora con noi da trent’anni; questi ultimi vengono comunque considerati “tutti” nostri operatori, non solo per il senso di appartenenza che hanno sviluppato, ma, soprattutto, per quanto riguarda la loro formazione e le dotazioni di DPI.
Si tratta di una realtà media, distribuita in nove residenze di cui una con 105 posti letto, le altre con 50/70 posti letto ciascuna, una con 30.
Riusciamo a gestirle tutte, mantenendo gli equilibri di bilancio, perché abbiamo accentrato l’amministrazione e gli uffici che si occupano della gestione, cosa resa più semplice, oggi, dalle moderne tecnologie.
L’apertura negli anni di nuovi centri è andata di pari passo con una sempre maggiore organizzazione dei servizi, chiarendo i percorsi, scrivendo e validando procedure, individuando i responsabili della privacy, del rischio clinico e della sicurezza, costituendo l’organismo di vigilanza ed ottenendo varie certificazioni ISO.
Tutto questo per dire che l’infezione del virus Covid 19, che ha ghermito due dei nostri centri, non ci ha colti di sorpresa, anche se nessuno avrebbe mai potuto immaginare l’enorme portata dell’epidemia, ma, pur con tutta la preparazione, la formazione più volte ripetuta, le forniture dei DPI che via via venivano individuati e suggeriti dalle direttive ministeriali e regionali ed acquistati nonostante i problemi di approvvigionamento che tutti ben conosciamo, i nostri due centri più grandi di San Bonifacio e Zevio sono stati invasi dal virus che ha contagiato quasi tutti gli ospiti ed un discreto numero di operatori.
Come è potuto accadere che due centri siano stati infettati con un effetto domino spaventoso se la formazione, i presidi, le sanificazioni, le procedure, l’attenzione maniacale alla loro applicazione sono state uguali per tutte e nove le residenze?
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